Continuerò ad aver cura di me
della purezza che mi abita
della poesia che sempre
mi ha accompagnato
anche quando intorno
era solo assenza.
Quando ho ribaltato
il senso e il non senso
ritrovato l’equilibrio
vagando instabile
su di un filo d’aquilone.
Quando ho fatto mio
ogni respiro
risvegliato ogni battito
acceso tutti i sorrisi.
Quando a riva
ho riportato le perle
con la fatica e il sudore.
Continuerò ad aver cura di me
di questi preziosi attimi
in cui mi muovo
appena sospesa
libera
tra temporale e arcobaleno.
E so che se dovrò
(ma non vorrei, ahimè)
proprio sul confine dove ora il sogno
sta incontrando il reale
la parola l’abbraccio le mani
potrò anche decidere
di abbandonare la stasi
e ricominciare la corsa
verso altri destini.
Restituendoti con ossequio
la monocromatica apnea
che limita il volo
imprigiona le urgenze
e disattende l’incanto.
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