domenica 26 giugno 2011

Quel giorno

Così eravamo
io e te
quel giorno
mentre andavamo
a conoscere
ciò che già sapevamo
come bene sapevamo
che l’addio
ormai si stava palesando
prepotentemente
e capivamo
l’inutilità
al dunque
anche delle parole
superflue.
Così eravamo
come due foglie
ancora verdi
che si tenevano strette
con la certezza
che una si stava
spezzando
e inesorabilmente
sarebbe caduta.
Ma eravamo così
unite comunque
e grate
per quanto avevamo
ricevuto
e per quanto
ci eravamo date.
Eravamo
consapevolmente
grate
e appagate
per aver fatto
il viaggio insieme
per aver condiviso
il condivisibile
per aver rispettato
l’una i segreti dell’altra
eravamo
proprio così.
E dopo
siamo tornate a casa
dove abbiamo
ancora riso
e discusso
complici
come non mai.
E questa complicità
mi è rimasta attaccata
insieme al foulard
profumato
che indossavi.
Così la sera
prima di addormentarmi
lascio cadere
alcune gocce
del tuo profumo
su quel foulard
per tenerti vicina
ancora di più
di quanto tu sia.
Per accendere
una speranza
e colorare
i miei sogni di vita
la stessa vita
che così profondamente
hai amato tu.

Strati di vita

Ossessione
del tempo
questo tempo
che passa
questo tempo
pesante
questo tempo
leggero
questo tempo
che sfugge
questo tempo
da perdere
questo tempo
da ritrovare
questo tempo
da ricordare.
Inutile assillo
perché
invece
sono attimi
solo attimi
che compongono
il nostro
trascorrere
e non sono
neanche loro
a passare
inevitabilmente.
A passare
definitivamente
siamo noi
noi che lasceremo
le nostre case
i nostri amori
noi e i nostri visi
che impalpabili
rimarranno
immortalati in fotografie
mentre la fisicità
la voce
la mano tesa
verso l’altra mano
il bacio desiderato
appassionato e vivo
non ci saranno mai più.
E il tempo
(questa nostra assurda
ossessione)
sarà ancora lì
a ridere
della nostra inettitudine
a sorprendersi
per la nostra incapacità
di comprendere
l’essenziale
e l’essenza
e di cogliere
il frutto
vivo e tangibile
prima che oltrepassi
questo strato di vita
e che diventi
inesorabilmente
immutabile ricordo.

sabato 25 giugno 2011

Tra me e gli altri

L’imperfezione
mascherata
la stortura
tralasciata
il deragliamento
taciuto
lo smarrimento
inconfessato
vengono
inevitabilmente
trasformati
dal mio inconscio
in macigni inamovibili
in montagne insormontabili
e mi è impossibile
fermare
questo processo
perché
questa trasformazione
involontaria
anticipa
e consolida
sempre
quello che
la mente
lucida
elaborerà
dopo aver ricevuto
certezze
precisazioni
conferme.
Attendo
golosamente
che si manifesti
il gesto
l’accenno
l’attitudine
alla controtendenza
che ponga fine
a questa
inesorabile
prassi
crudele
e bastarda.
Ad oggi
infallibile.






martedì 14 giugno 2011

Se avessi le ali

Se avessi le ali
per trasportare
in volo
il dolore stantio
e dargli aria
per alleggerire
i cuori
e togliere
lo sgomento
da tutti gli occhi
in attesa
assetati di vita
affamati di futuro
per stemperare
la paura
e rendere impotente
l’ingiustizia
per neutralizzare
la malattia
ed accendere
con vigore
la speranza
per rinvigorire
i corpi
ed illuminare
gli sguardi
per stringere
le mani
e baciare
i visi.
Ecco
se avessi le ali
io oggi
in quell’ospedale
avrei
accompagnato
in viaggio
tra il sole
e le nuvole
gonfie
bianche
e immacolate
molti cuori offesi
troppi
avrei fatto fare loro
giravolte
e danze
avrei cantato con loro
nel punto
più alto del cielo
per poi tornare
a sedermi
ancora
accanto a loro
nella corsia
in attesa
insieme a loro
custodendo
per sempre
il segreto
del salto
condiviso
verso
un domani
migliore
possibile
e tangibile.
Ma ali non ne avevo
e mi è rimasto
solo
il senso
di impotenza
per non aver potuto
fare niente
se non portarmi a casa
questo peso
che a nulla è servito
e a nulla servirà.

sabato 11 giugno 2011

Tra me e me

Vorrei che questo incedere
fosse lento e consapevole
un procedere cauto
alla ricerca di me
prima dell’altro.
Vorrei intanto conoscere
e poi decidere
saper capire i silenzi
ma non esitare a chiedere.
Vorrei imparare
a disinnamorarmi dell’idea
e cominciare ad amare
la forma reale
la sostanza umana.
Vorrei essere pronta
ad abbracciare i limiti
a commuovermi
per ogni debolezza intravista
e solo dopo innamorarmi.
Vorrei comprendere
e poi dimenticare
lasciare scorrere il momento
come un fiume
che ineluttabilmente
mi porti altrove
via dal mio mondo chiuso
a braccia tese
oltre le prigioni mentali.
E poi non vorrei più aver paura
di abbandonarmi
ad orizzonti nuovi e inaspettati
misteriosi e sconosciuti.
Ma forse
solo apparentemente
estranei.

martedì 7 giugno 2011

Senza che si sappia

Quando provo a bloccarmi
e tento di interrompere il pensiero
non ho scampo comunque
perché va la parola
anticipando il senso
e completandolo
puntualmente.
È tutto un correre
e un rincorrere
fermarmi mai
io non potrei davvero.
È solo dondolando
avanti e indietro
mischiando idee astratte
e pastasciutte saporite
che mi sento appagata
nella cognizione dell'attimo.
Stare ferma non è per me
così qualche volta
parto anche da sola
senza che si sappia.
Ed è proprio allora
che circumnavigo
il mio mondo
compio salti mortali
e tuffi inimmaginabili
risolvo enigmi e misteri
svelo i segreti più reconditi.
E poi quando torno
sfinita dal mio ampio vagare
è sempre molto prima
che la percezione degli altri
rilevi la mia avvenuta partenza.

domenica 5 giugno 2011

Quando si parla di corrispondenze vere la meraviglia non tarda a manifestarsi

Tutto sbagliato, pensavo. Tutto da rifare. Questo pensiero ossessivo mi accompagnava mentre aprivo gli occhi e offrivo la mia essenza a questo nuovo giorno uggioso e faticoso. Tutto sbagliato. E intanto bevevo il caffè. Ormai dalle domande ero giunta alle risposte e alla conclusione. Tutto sbagliato. E da dove ricominciare. Da dove. E verso dove. E’ stato allora  che ho acceso il computer. Le mie amiche quelle vere, non solo virtuali, intendiamoci, erano lì. Si cazzeggia anche così in una giornata che sa di novembre e di pensieri pesanti. Poi abbiamo iniziato una sorta di dialogo epistolare che ci ha condotto attraverso i canali del sorriso, della risata, della commozione. Ma soprattutto della complicità. Lanciavo, senza quasi rendermi conto, una richiesta straziante di aiuto, e loro ricevevano e rispondevano, in sincronia. Unite e forti. Allora ho capito che non c’è niente di sbagliato. Benigni mi ha ricordato che bisogna essere felici anche per soffrire e che non bisogna avere paura di soffrire. Tutto il mondo soffre. Ecco, io non so bene come si senta tutto il mondo in questo lento patire però sono certa che le mie amiche hanno gioito e patito con me, che vivono, faticano amano e soffrono come me e con me. Questo è bastato ad illuminare me e la mia giornata. E ringrazio anche questa tecnologia, talvolta balorda, che ci ha permesso di esserci, nel preciso momento di necessità. Ed è esattamente così: quando si parla di corrispondenze vere la meraviglia non tarda a manifestarsi.

giovedì 2 giugno 2011

Atti eroici

Quanta fatica
quanti passi
quante parole
apro e chiudo libri
butto lì qualche pensiero
su di un foglio bianco.
Mi specchio
e mi riconosco ancora
ultimamente però
sono più fragile.
È strano come anche il bene
a volte possa affaticare
e quasi creare dolore.
Mi specchio ancora
ma più in profondità
e così vedo qualcosa
un accenno
che somiglia alla paura.
Ecco mi dico
non impariamo mai
come disperata necessità
invochiamo l’abbandono
e poi
quando è lì a portata di mano
quasi ci tiriamo indietro.
Inventiamo distanze incolmabili
troviamo la scusa
ci giustifichiamo
per la nostra incapacità
di compiere atti eroici
come quello di amare
o di lasciarsi amare.
Mi rispecchio
ancora
e nello scrigno profondo
del mio sentire
intimo e inviolabile
si apre timido un sorriso
e già mi pare di vedere
la mia mano tesa
e il cuore
pronto a ricevere
e a dare ancora
nonostante la ferita
il cui segno è indelebile.
E nonostante la paura
che forse
altro non è
se non il rovescio
della stessa medaglia.