domenica 27 febbraio 2011

25 febbraio 2011

Ho sentito forte il peso
il tormento inconfondibile
la fatica palpabile
ho avvertito chiaro il dolore
la paura che schiaccia
l’inevitabile senso di impotenza.
Ho incontrato moltitudini di anime
che sono anche la mia
mentre attraversavano al dunque
la linea di confine
che delimita il trascorrere dell’esistenza
che attribuisce forma alla condizione
di sano o di malato
ho visto nitidi  gli sguardi
che sono anche il mio.
Mai mi sono sentita così uguale agli altri
mai ho udito così tanti battiti di cuore
urlare ad unisono con il mio
mai ho visto oltre la coltre di terrore
con dignitosa luminosità
invocare forte la vita dando spessore all’attimo
come in quella corsia d’ospedale.
Poi a casa lontano (solo fisicamente)
dallo specchio nel quale
mi ero vista riflessa poco prima
ho giocato a lungo con le mie nipoti
sono state risate e baci
parole e fortissimi abbracci
sono stati slanci d’amore
perle di vita di valore incommensurabile.
Ora accuso un senso di stanchezza antica
la commozione mi riempie gli occhi
però sorrido e penso a mia madre
che misteriosamente
continua a mostrarmi il senso
e a corrispondermi.
Come sempre.






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